Per gli amanti del gioco online l’obiettivo è guadagnare quanto più denaro possibile. Tuttavia ad impedire l’aumento dei profitti ci sono le implicazioni fiscali che a seconda dello stato in cui ci si trova, vantano dei regimi ben precisi come nel caso dell’Italia. In quest’ultima infatti esistono tassazioni che si ripercuotono principalmente alla fonte e quindi penalizzano molto di più gestori di casinò online e bookmaker di scommesse sportive.
Qual è la situazione delle scommesse sportive in Italia?
In Italia le scommesse sportive sono state autorizzate dal 2007 e con esse anche altre forme di gioco d’azzardo. Dal 2010 le prime sono completamente legali e con specifici regolamenti come ad esempio quello di piazzare scommesse online solo su siti Web autorizzati. Per ottenere una licenza italiana, un bookmaker online indipendentemente se opera sul territorio nazionale o estero, deve superare una serie di requisiti stabiliti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ossia la principale autorità sul gioco d’azzardo e che impone le sue leggi sia sui portali che offrono scommesse sportive che su quelli che propongono giochi tipici da casinò come ad esempio il poker, il blackjack, la roulette e le slot machine. Sebbene l’elenco delle concessioni sia piuttosto lungo, ci sono tuttavia molti bookmaker e gestori di casinò che non sono riusciti a soddisfarle.
Chi paga l’imposta sul gioco d’azzardo in Italia?
Per gli scommettitori italiani non esiste alcuna tassa sul gioco d’azzardo, contrariamente ai gestori che lo propongono. Per ottenere una licenza dall’ADM, questi ultimi devono infatti pagare un’imposta del 24% sui ricavi lordi. Alcuni portali non ottemperano a ciò per cui non ottengono una regolare licenza che di conseguenza fa correre dei rischi ai giocatori come ad esempio quello di pagare delle sanzioni penali o di vedersi oscurato il sito perdendo il denaro versato sul conto gioco.
La nuova riforma radicale del gioco d’azzardo in Italia
Il governo italiano all’inizio di quest’anno ha approvato il cosiddetto Decreto Riordino ossia la normativa proposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Con questa riforma spera di proteggere le persone vulnerabili al gioco d’azzardo come i minori e di promuovere messaggi cautelativi introducendo al tempo stesso l’autolimitazione sulle piattaforme di gioco d’azzardo. Agli operatori verrà applicata un’imposta del 3% per la gestione dei servizi di gioco d’azzardo e un’altra dello 0,2% sui loro profitti. Questa commissione che verrà utilizzata dallo stato per finanziare campagne di gioco responsabile mira a migliorare la protezione dei giocatori, soprattutto dei minori, e ad essere più efficaci nel contrastare attività criminali come il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
La European Gaming and Betting Association ( EGBA ) ha criticato i costi di licenza proposti, ritenendo troppo alto l’importo di 7 milioni di euro per quella italiana e che potrebbe rendere il mercato del gioco d’azzardo illegale (online) nel paese ancora più attraente. Anche l’associazione italiana di categoria Logico ha criticato l’aumento astronomico dei costi delle licenze, che nel 2018 ammontavano a soli 200.000 euro.
Il governo italiano per tale motivo prevede che solo 50 degli 83 casinò online attivi presenteranno domanda di licenza. Il Primo Ministro Giorgia Meloni a tale proposito ha sostenuto la revisione del settore del gioco d’azzardo in Italia (sia fisico che online), considerandolo un contribuente economico fondamentale che ha generato entrate fiscali per 11 miliardi di euro nel 2022.
La revisione delle leggi sul gioco d’azzardo online in Italia, la prima dal 2011, appare quindi una necessità assoluta per arricchire le casa statali e combattere il mercato illegale che in Italia è enorme, come si evince da quanto riportato da un autorevole quotidiano sportivo nazionale che ha stimato si tratti di introiti di circa 25 miliardi di euro annui di cui il 75% (18,5 miliardi di euro) generato da società di gioco d’azzardo online illegali. Per combattere l’offerta online illegale il governo sta tentando di attuare le stesse modalità ossia bloccare direttamente i siti web senza licenza, come ad esempio accade già in Belgio e di congelare i pagamenti da e verso i siti stessi.
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