Enna, dal sindaco arrivano le precisazioni sul plesso scolastico di Valverde

sindaco Maurizio Dipietro
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In riferimento alle recenti dichiarazioni da parte del commissario del Libero Consorzio Comunale di Enna, Di Fazio, il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Le dichiarazioni a mezzo stampa del commissario del Libero Consorzio dott. Di Fazio mi costringono ad una replica.

Quanto alla mancanza di bon ton istituzionale di cui si duole, il commissario non mi pare esattamente un esperto: il Consiglio Comunale lo ha convocato su due questioni di particolare importanza ma egli non ha ritenuto di accogliere l’invito, suscitando la giustificata riprovazione dell’intero consiglio. Colgo l’occasione per invitarlo ancora una volta ad un confronto nella sede istituzionale più corretta, il Consiglio Comunale, e mi sento di rassicurarlo a non avere timore, essendo certo che nella sua prestigiosa carriera professionale si sarà imbattuto in soggetti assai più pericolosi di un gruppo di amministratori comunali volenterosi.

Quanto al livore, non capisco di cosa parli, se si riferisce alla determinazione con la quale l’amministrazione ha inteso affrontare la questione Valverde, quella la rivendico appieno ed è indicativa di concezioni differenti, direi opposte, di intendere la funzione pubblica. La rapidità e l’efficacia dell’azione amministrativa del Comune, l’inerzia e la palude che caratterizzano quella del Libero Consorzio della quale quel moncone della Panoramica che finisce nel vuoto costituisce un simbolo più loquace di mille parole. Su Valverde le faccio un rapido excursus dei fatti: nel 2016 trasferiscono la scuola ed iniziano i lavori, il 1° agosto del 2018 finiscono i lavori. A quel punto bisogna fare il collaudo per il quale la legge impone un termine di sei mesi, invece tutto tace sino al settembre del 2020 quando viene fatto il collaudo sismico e poi tutto si addormenta di nuovo sino all’iniziativa comunale che produce nel giugno del 2022 un sopralluogo per il collaudo tecnico amministrativo. Dall’agosto del 2018 ad oggi ben quattro anni persi (due e mezzo dei quali di gestione del dott. Di Fazio). Ma siccome al peggio non c’è mai fine, ecco l’ultima sorpresa: nel sopralluogo del 22 giugno di quest’anno, i tecnici del Libero Consorzio hanno preso atto che i solai non sarebbero agibili e l’immobile non sarebbe dunque utilizzabile. In altre parole, hanno speso più di un milione di euro di soldi pubblici e, dopo sei anni di ingiustificabili ritardi, l’immobile non può essere utilizzato perché, pur essendo stato adeguato per resistere ad un terremoto, forse non resiste ad un gruppetto di bimbi che sgambettano nei corridoi! Capirete come la misura sia colma e come sia dovere dell’amministrazione rientrare nella disponibilità dell’immobile per destinarlo alla fruizione collettiva. Dalle prossime settimane, compatibilmente con gli accertamenti tecnici a garanzia dell’utenza, l’immobile di Valverde tornerà a vivere, e di ciò beneficerà l’intero quartiere, uno dei più antichi e più belli della Città. Assegneremo infatti una porzione dell’immobile ad un istituto che ne ha fatto richiesta e la palestra ad un’associazione sportiva che vi organizzerà una serie di attività sportive e ricreative a favore dei bimbi che passeranno l’estate in città.

Non credo di meritare censure per un presunto disinteresse per la giustizia. L’amministrazione ha adottato atti amministrativi che sono immediatamente esecutivi, il TAR avrebbe potuto sospenderli e non l’ha fatto, aspettiamo la sentenza di merito. Nel frattempo la mia “attenzione” per la legalità mi ha indotto a segnalare alla Procura della Corte dei Conti i danni patrimoniali, stimati in circa un milione di euro, che l’immobile ha subito in questi sei anni.

Infine, mi lascia assai perplesso il rifiuto di rilasciarci gli atti che il dott. Di Fazio preannuncia alla stampa prima che gli uffici competenti adottino la relativa determinazione: come si sa l’accesso agli atti è una competenza gestionale che non dovrebbe subire influenze “politiche”. E non è il solo motivo di perplessità. Al di là della legittimità del rifiuto (che verificheremo con gli avvocati), mi chiedo: perché negare atti che riguardano lavori in un edificio che è e resterà comunque di proprietà comunale? Qualcuno ha qualcosa da nascondere?

 

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