ROMA (ITALPRESS) – Tutelare la qualità dell’ambiente, migliorare le condizioni di vita economica e sociale dei cittadini, contrastare la crisi energetica grazie ai risparmi sulla bolletta elettrica, e favorire con la transizione ecologica il rientro delle famiglie nelle loro case e la ripresa dell’attività economica delle imprese nei territori interessati dalla ricostruzione post sisma 2016-2017. Saranno questi i temi al centro del convegno “Appennino centrale: ricostruire e riparare adattando ai cambiamenti climatici” che si svolgerà al padiglione Italia alla Cop28 di Dubai e che vedrà la partecipazione tra gli altri del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, del Commissario Straordinario del Governo per Ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli, l’inviato Speciale per i cambiamenti climatici per il Governo italiano, Francesco Corvaro.
Il modello di ricostruzione dei territori dell’Appennino centrale colpiti dalla sequenza sismica avvenuta nel 2016-17 tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria viene riconosciuto come una best practice che risponde alla sfida dello sviluppo sostenibile, mentre sono già evidenti i segni dei cambiamenti climatici in atto, e dei nuovi rischi idrogeologici che minacciano tutte le aree interne del Paese, e quindi anche l’area colpita dalla sequenza sismica di Amatrice- Visso-Norcia.
Il cratere si estende per circa 8 mila chilometri quadrati, comprende 138 Comuni e 575.000 abitanti. La ricostruzione post sisma mira alla salvaguardia del capitale umano, sociale e naturale, attraverso un approccio inedito rispetto al passato: ricostruire innovando. Non viene dunque più perseguito il principio del “com’era, dov’era” che spesso si è rivelato inadeguato rispetto alle reali esigenze della ricostruzione. Oggi vi è la possibilità di rinnovare profondamente il patrimonio edilizio in modo che risponda prioritariamente a due principi che guardano già al domani: sicurezza e sostenibilità. L’obiettivo è trasformare la montagna dell’Appennino centrale in un hub di innovazione e di capacità di adattamento rispetto ai mutamenti in atto per gli anni a venire, dotato di quei servizi e di quelle infrastrutture (materiali e digitali) che inducano le persone a restare, tornare o ripopolare quei territori.
Una strategia, quella promossa dal Commissario Castelli, che muove da una premessa: l’antropizzazione è amica dell’ambiente. La presenza dell’uomo, in forme e modalità che siano in equilibrio con l’ambiente circostante, si rivela fondamentale – da millenni in queste aree del Paese – per contrastare la fragilità dei territori e per preservare la ricca biodiversità che si è sviluppata.
C’è un nemico silenzioso della resistenza di fronte alle criticità provocate dal cambiamento climatico: lo spopolamento. La crisi demografica – con i tassi di denatalità sempre più consistenti – si incrocia aggravandola, con la crisi climatica e ambientale.
La resilienza delle comunità di questi territori passa attraverso politiche che favoriscano la vita sociale ed economica: dobbiamo ricreare un posto dove vivere.
“Un posto dove vivere” è infatti il titolo dell’instant book digitale (download gratuito) che il commissario Guido Castelli ha scritto per fornire un contributo che possa raccontare e condividere il percorso condotto in quest’ultimo anno della ricostruzione; un percorso che ha consentito di trasformare il cantiere dell’Italia Centrale in un laboratorio involontario di buone prassi di sostenibilità di fronte ai mutamenti climatici in atto.
“Il contrasto allo spopolamento è la prima azione di opposizione alla crisi climatica. Combattere la crisi demografica vuol dire assicurare sui territori fragili una presenza vigile, attiva e responsabile dell’uomo – aggiunge Castelli – e questo vuol dire, nel caso della ricostruzione post-sisma, non limitarsi a riedificare gli immobili, ma vuol dire stimolare l’impresa, farsi carico dei più fragili, promuovere e sostenere le realtà sociali che danno vita alle comunità. La ricostruzione, così come il contrasto agli effetti della crisi climatica non può nascere da una visione ideologica, bensì pragmatica, come ha ribadito la premier Giorgia Meloni nel suo intervento a Dubai – un approccio operoso e operativo per rendere questi territori un posto dove vivere”.
Al convegno organizzato a Dubai, nel corso degli eventi di Cop28, prenderanno parte amministratori locali, esperti in materia ambientale, energetica e di promozione turistica: tutti concorrenti alla costruzione di un modello virtuoso di mitigazione e adattamento che possa essere trasferito ad aree omogenee del Mediterraneo.
Nell’Appennino centrale le comunità di cittadini, imprese e amministratori si stanno misurando concretamente con le azioni di mitigazione e adattamento attraverso un impegnativo e complesso processo che prevede uno straordinario sforzo della Struttura Commissariale di gestione della governance, di supporto tecnico e di crescita culturale. La valenza di questo lavoro è accresciuta dalle caratteristiche del territorio interessato, montano e mediterraneo, che rappresentano un hot spot climatico tra i più importanti dell’area la cui vocazione economica e sociale è strettamente intrecciata con le risorse naturali. Raccontare questa esperienza e confrontarsi con le indicazioni che emergeranno dalla COP 28 sarà estremamente importante per la struttura Commissariale Sisma 2016.
Sarà possibile seguire l’evento al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=4-c- Rds4yeI
Il modello di ricostruzione dei territori dell’Appennino centrale colpiti dalla sequenza sismica avvenuta nel 2016-17 tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria viene riconosciuto come una best practice che risponde alla sfida dello sviluppo sostenibile, mentre sono già evidenti i segni dei cambiamenti climatici in atto, e dei nuovi rischi idrogeologici che minacciano tutte le aree interne del Paese, e quindi anche l’area colpita dalla sequenza sismica di Amatrice- Visso-Norcia.
Il cratere si estende per circa 8 mila chilometri quadrati, comprende 138 Comuni e 575.000 abitanti. La ricostruzione post sisma mira alla salvaguardia del capitale umano, sociale e naturale, attraverso un approccio inedito rispetto al passato: ricostruire innovando. Non viene dunque più perseguito il principio del “com’era, dov’era” che spesso si è rivelato inadeguato rispetto alle reali esigenze della ricostruzione. Oggi vi è la possibilità di rinnovare profondamente il patrimonio edilizio in modo che risponda prioritariamente a due principi che guardano già al domani: sicurezza e sostenibilità. L’obiettivo è trasformare la montagna dell’Appennino centrale in un hub di innovazione e di capacità di adattamento rispetto ai mutamenti in atto per gli anni a venire, dotato di quei servizi e di quelle infrastrutture (materiali e digitali) che inducano le persone a restare, tornare o ripopolare quei territori.
Una strategia, quella promossa dal Commissario Castelli, che muove da una premessa: l’antropizzazione è amica dell’ambiente. La presenza dell’uomo, in forme e modalità che siano in equilibrio con l’ambiente circostante, si rivela fondamentale – da millenni in queste aree del Paese – per contrastare la fragilità dei territori e per preservare la ricca biodiversità che si è sviluppata.
C’è un nemico silenzioso della resistenza di fronte alle criticità provocate dal cambiamento climatico: lo spopolamento. La crisi demografica – con i tassi di denatalità sempre più consistenti – si incrocia aggravandola, con la crisi climatica e ambientale.
La resilienza delle comunità di questi territori passa attraverso politiche che favoriscano la vita sociale ed economica: dobbiamo ricreare un posto dove vivere.
“Un posto dove vivere” è infatti il titolo dell’instant book digitale (download gratuito) che il commissario Guido Castelli ha scritto per fornire un contributo che possa raccontare e condividere il percorso condotto in quest’ultimo anno della ricostruzione; un percorso che ha consentito di trasformare il cantiere dell’Italia Centrale in un laboratorio involontario di buone prassi di sostenibilità di fronte ai mutamenti climatici in atto.
“Il contrasto allo spopolamento è la prima azione di opposizione alla crisi climatica. Combattere la crisi demografica vuol dire assicurare sui territori fragili una presenza vigile, attiva e responsabile dell’uomo – aggiunge Castelli – e questo vuol dire, nel caso della ricostruzione post-sisma, non limitarsi a riedificare gli immobili, ma vuol dire stimolare l’impresa, farsi carico dei più fragili, promuovere e sostenere le realtà sociali che danno vita alle comunità. La ricostruzione, così come il contrasto agli effetti della crisi climatica non può nascere da una visione ideologica, bensì pragmatica, come ha ribadito la premier Giorgia Meloni nel suo intervento a Dubai – un approccio operoso e operativo per rendere questi territori un posto dove vivere”.
Al convegno organizzato a Dubai, nel corso degli eventi di Cop28, prenderanno parte amministratori locali, esperti in materia ambientale, energetica e di promozione turistica: tutti concorrenti alla costruzione di un modello virtuoso di mitigazione e adattamento che possa essere trasferito ad aree omogenee del Mediterraneo.
Nell’Appennino centrale le comunità di cittadini, imprese e amministratori si stanno misurando concretamente con le azioni di mitigazione e adattamento attraverso un impegnativo e complesso processo che prevede uno straordinario sforzo della Struttura Commissariale di gestione della governance, di supporto tecnico e di crescita culturale. La valenza di questo lavoro è accresciuta dalle caratteristiche del territorio interessato, montano e mediterraneo, che rappresentano un hot spot climatico tra i più importanti dell’area la cui vocazione economica e sociale è strettamente intrecciata con le risorse naturali. Raccontare questa esperienza e confrontarsi con le indicazioni che emergeranno dalla COP 28 sarà estremamente importante per la struttura Commissariale Sisma 2016.
Sarà possibile seguire l’evento al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=4-c- Rds4yeI
– foto ufficio stampa Commissario per Ricostruzione sisma 2016 –
(ITALPRESS).
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