«Si tratta di una riforma epocale che in Sicilia pone fine, dopo 24 anni, al calvario dei Consorzi di bonifica che in passato, a conti fatti, invece di erogare acqua sono stati capaci soltanto di recapitare bollette salate agli agricoltori».
Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci rivendica con orgoglio il risultato raggiunto dal gruppo di lavoro guidato da Ezio Castiglione, consulente del governo regionale per le tematiche agricole, e condensato in un disegno di legge di 42 articoli che ha già ottenuto il gradimento delle organizzazioni di categoria e sindacali. Nascerà, così come prevede il ddl, un unico Consorzio, articolato in quattro comprensori territoriali, con l’obiettivo di restituire agli agricoltori uno strumento efficiente attraverso, anzitutto, un aumento significativo della superficie irrigua: dagli attuali 61mila ettari ai 176 mila potenzialmente irrigabili.
Un obiettivo, questo, da raggiungere grazie a un capillare ammodernamento delle reti per le quali non si fanno investimenti da oltre un decennio e che potrà portare un incremento del reddito in agricoltura di circa un miliardo di euro. Presente alla conferenza stampa a Palazzo d’Orleans anche il dirigente generale del dipartimento regionale dell’Agricoltura Dario Cartabellotta.
«Reti fatiscenti che hanno giustamente sollevato contestazioni e creato contenziosi», ha detto il governatore, sottolineando come la riforma vada incontro anche alle difficoltà dei dipendenti, alcuni dei quali senza stipendio ormai da quasi due anni. «La Regione – ha spiegato Musumeci – si farà carico, con una procedura graduale nel tempo, di sanare tutti i debiti pregressi che ammontano a circa cento milioni di euro. E’ necessaria, comunque, una razionalizzazione del personale, spesso non adeguatamente preparato per le mansioni che deve svolgere. Occorrono, dunque, formazione e riqualificazione e, in alcuni casi, bisognerà spalmare le risorse umane nei settori dove effettivamente servono».
Essenziale, ma palesemente strategica, la filosofia che ha ispirato la riforma: un’agricoltura competitiva non può fare a meno dell’irrigazione. Il disegno di legge punta, dunque, su uno sviluppo sostenibile in grado di assicurare risparmio idrico per fronteggiare l’allungamento della stagione irrigua e la riduzione delle disponibilità del prezioso liquido. E al principio della giustizia retributiva per i lavoratori, attraverso l’applicazione del contratto nazionale di categoria, si accompagnerà quello della giustizia impositiva che fa scaturire l’obbligo del tributo solamente dall’acqua e dai servizi effettivamente ricevuti, così come ha sancito la Corte costituzionale. Il modello organizzativo sarà snello, ispirato ai principi di economicità ed efficienza, con gli agricoltori che avranno la piena responsabilità della gestione sotto la vigilanza della Regione.
«I due Consorzi introdotti con la legge voluta dal precedente governo, ma che non hanno affrontato nessuno dei numerosi nodi esistenti – ha concluso Musumeci – saranno soppressi e posti in liquidazione non appena questa legge entrerà in vigore. Da quel momento consegneremo i Consorzi agli agricoltori che sono i naturali destinatari, garantiremo la continuità del lavoro ai duemila dipendenti, renderemo produttive anche le aree interne e pagheremo i creditori. Mettendo così la parola fine a una vicenda dolorosa che ha fatto, di un ente immaginato per lo sviluppo dell’agricoltura, un grande carrozzone. Mi auguro che il Parlamento non stravolga l’impianto della legge».
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