L’Ati Enna chiede alla Regione di sostenere gli investimenti necessari a ridurre i costi della tariffa del servizio idrico, un piano di investimenti di quasi 6 milioni di euro all’anno di cui altrimenti, i cittadini-utenti, dovrebbero pagare in bolletta il 31 per cento. È una richiesta diretta e accorata, indirizzata a Palazzo d’Orleans – mentre negli uffici palermitani si può ancora inserire un apposito emendamento, che sarebbe già allo studio, nella Finanziaria della Regione – dal presidente Nino Cammarata e dal direttore Stefano Guccione.
A illustrarne il significato è il presidente Cammarata. “Altre province sono riuscite a ottenere quasi un azzeramento del costo in tariffa relativo agli investimenti straordinari; ed è proprio ciò di cui abbiamo bisogno per rientrare nei parametri virtuosi richiesti dalla Regione – spiega Cammarata -. La nostra nota è indirizzata al Presidente Schifani e alla Commissione Bilancio: chiediamo un emendamento che ci consenta di abbattere la quota da inserire nella tariffa. Ovviamente abbiamo avuto delle interlocuzioni con l’Assessorato all’Economia, ma ci aspettiamo la massima attenzione anche dalle altre istituzioni del nostro territorio e dalla nostra deputazione”.
Dalla nota trapela che il territorio ennese ha in corso dal 2014 una procedura d’infrazione perché vari impianti non sarebbero conformi agli “obiettivi di Qualità Tecnica” prescritti dall’Arera, in relazione agli indicatori sull’adeguatezza del sistema fognario, sullo smaltimento dei fanghi in discarica e sulla qualità dell’acqua depurata. In pratica per la provincia di Enna occorrono interventi sulle fognature dal costo di oltre 48 milioni di euro, sullo smaltimento dei fanghi e la depurazione per altri 33 milioni e mezzo di euro. Tutti interventi che, scrivono Cammarata e Guccione, “non possono essere imputati in tariffa”, perché è già “tra le più alte d’Italia”.
L’appello dei vertici dell’Assemblea territoriale idrica, in sostanza, è rivolto alla Regione, ma anche agli esponenti politici locali: “Chiediamo aiuto a tutta la politica – prosegue – perché lo diciamo da sempre: il costo della tariffa non è questione che può essere scaricata tutta sull’Ati e sui Comuni. Oggi più che mai ognuno deve fare la propria parte”.
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