A palazzo Sgadari, oggi 30 aprile ore 18, si inaugura ‘MigrArte’. La mostra, con alcune opere del Maestro Gianbecchina, si potrà visitare fino all’8 maggio. Ingresso libero: dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 15,30 alle 19,30.
Nell’ambito della settimana delle culture, prenderà il via a Gangi ‘MigrArte’, un progetto culturale che intende occuparsi della migrazione nell’arte e dell’arte nell’immigrazione, promosso dall’Istituzione Gianbecchina in sinergia con il comune di Gangi. L’iniziativa si aprirà con l’inaugurazione di una esposizione di pittura e fotografia, che sarà inaugurata sabato a palazzo Sgadari alle ore 18. “Siamo felici di ospitare una mostra culturale come quella di MigrArte – afferma l’assessore comunale alla Cultura Marilina Barreca -. Ci fa piacere che il nostro borgo sia crocevia di un polo sempre più attrattivo per le arti figurative. Oggi questa mostra ha il potere di raccontare e affrontare i temi dell’emigrazione sociale, della migrazione forzata, della guerra e delle conseguenze devastanti che un conflitto può avere sulla popolazione e sulle tradizioni”.
Nella mostra attraverso due strumenti si affronta il tema del viaggio e di quando, noi siciliani, eravamo migranti riaffiorando nelle opere del Maestro Gianbecchina in dialogo con due reportages dal titolo: ‘Damascus: Vintage Kodak film ‘99’ e ‘La mia Siria a Palermo’ della giornalista Tiziana Gulotta, dove il tema del viaggio emerge in tutta la sua drammaticità essendo il migrare per la ricerca della normalità e di un posto migliore in cui vivere una ‘scelta forzata’. “MigrArte – spiega Chiara Gianbecchina, ideatrice della manifestazione – è un progetto culturale che si pone come un ponte tra le diverse arti visive e culture di artisti contemporanei provenienti dal Bacino del Mediterraneo che possono trovare nelle location dell’Istituzione Gianbecchina uno spazio espositivo aperto al confronto e al dialogo interculturale”.
Le nostre tradizioni sono legate a quelle dei siriani attraverso scatti che immortalano la nostra quotidianità. “Il venditore di kebab, il venditore di fichi d’India, il chioschetto della frutta che legano le nostre tradizioni a quelle dei siriani – osserva Erminia Scaglia, storico della fotografia. Le immagini al loro massimo di verità e passione, possiedono lo stesso potere delle parole. Ogni singola fotografia è stata realizzata in Kodak film, che oggi definiremmo “vintage” ed è nata dalla consapevole scelta della reporter di scattare, di mostrare, di raccontare”.
“L’arte del Maestro Gianbecchina, – aggiunge Rosanna Migliazzo, presidente dell’Istituzione Giambecchina a Gangi – è rivolta non solo alla narrazione di scene quotidiane legate alla terra di Sicilia ma anche ai grandi temi sociali, come ad esempio l’emigrazione, che ha portato e continua a condurre molti siciliani a lasciare la propria terra in cerca di migliori opportunità”.
Per il sindaco di Gangi Francesco Migliazzo, il lavoro fotografico di Tiziana Gulotta: “ci deve far riflettere proprio su questa grande “spina” del nostro secolo e cioè la guerra. Le foto di una normalità che non c’è più in Siria ci fanno comprendere che la guerra distrugge usi, costumi e tradizioni e che da un momento all’altro la gente è costretta a fuggire per cercare stabilità in altri paesi. L’emigrazione, poi, ci riguarda sempre più da vicino esattamente come in passato. Pensiamo ai giovani delle nostre piccole realtà che sono costretti ad andare via perché non hanno opportunità di lavoro. Su questi aspetti dobbiamo seriamente soffermarci e riflettere”.
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